Landolfogogoliana: traduzioni, letture ritorni

La Giornata di studi su Nikolaj Gogol’ e Tommaso Landolfi si colloca all’incrocio fra teoria (e pratica) della traduzione e critica letteraria. L’incontro fra due grandi scrittori, uno dei quali diventa traduttore e quindi interprete dell’altro, non è mai casuale: si rispecchia da un lato nella poetica e nella prassi critica di Landolfi, dall’altro nell’immagine di Gogol’ e nella sua ricezione presso il pubblico dei lettori.

Landolfi traduce i "Racconti di Pietroburgo" di Gogol’ (Rizzoli 1941) in tempi ancora pionieristici, combinando la sua conoscenza della lingua russa (si era laureato in letteratura russa a Firenze nel 1932, con una tesi su Anna Achmatova) e la sua sensibilità di scrittore e raffinato conoscitore delle letterature europee.

La sua traduzione appartiene indubbiamente al proprio tempo e rispecchia la postura del traduttore, il suo impasto linguistico, con la ben nota patina anticata e le tessere di toscano letterario, che oggi saltano agli occhi certo più che nel 1941. Tuttavia, nell’attività traduttiva di Landolfi è sempre stato presente un tratto di professionalità e una coscienza artigianale che permettono di guardare alle sue versioni come a risultati di scelte traduttive e soluzioni stilistiche vòlte a una resa il più possibile aderente e leggibile del testo di partenza. Nei decenni trascorsi, molto è cambiato: sia per i progressi nella teoria e nella pratica della traduzione, sia per i cambiamenti intervenuti nella lingua d’uso e di conseguenza nel contesto editoriale italiano.

I contributi di questa Giornata di studi – interverranno slavisti e comparatisti: Cinzia De Lotto, Anita Frison, Stefano Garzonio, Giovanni Maccari, Martina Morabito, Iwan Paolini, Damiano Rebecchini, – si propongono dunque di misurare questo scarto linguistico e culturale, che si riflette nelle strategie traduttive; e al tempo stesso di gettare lo sguardo, attraverso la lente della traduzione letteraria, sulle poetiche di due grandi autori.

Programma

La Giornata di studi su Nikolaj Gogol’ e Tommaso Landolfi si colloca all’incrocio fra teoria (e pratica) della traduzione e critica letteraria. L’incontro fra due grandi scrittori, uno dei quali diventa traduttore e quindi interprete dell’altro, non è mai casuale: si rispecchia da un lato nella poetica e nella prassi critica di Landolfi, dall’altro nell’immagine di Gogol’ e nella sua ricezione presso il pubblico dei lettori.

Landolfi traduce i "Racconti di Pietroburgo" di Gogol’ (Rizzoli 1941) in tempi ancora pionieristici, combinando la sua conoscenza della lingua russa (si era laureato in letteratura russa a Firenze nel 1932, con una tesi su Anna Achmatova) e la sua sensibilità di scrittore e raffinato conoscitore delle letterature europee.

La sua traduzione appartiene indubbiamente al proprio tempo e rispecchia la postura del traduttore, il suo impasto linguistico, con la ben nota patina anticata e le tessere di toscano letterario, che oggi saltano agli occhi certo più che nel 1941. Tuttavia, nell’attività traduttiva di Landolfi è sempre stato presente un tratto di professionalità e una coscienza artigianale che permettono di guardare alle sue versioni come a risultati di scelte traduttive e soluzioni stilistiche vòlte a una resa il più possibile aderente e leggibile del testo di partenza. Nei decenni trascorsi, molto è cambiato: sia per i progressi nella teoria e nella pratica della traduzione, sia per i cambiamenti intervenuti nella lingua d’uso e di conseguenza nel contesto editoriale italiano.

I contributi di questa Giornata di studi – interverranno slavisti e comparatisti: Cinzia De Lotto, Anita Frison, Stefano Garzonio, Giovanni Maccari, Martina Morabito, Iwan Paolini, Damiano Rebecchini, – si propongono dunque di misurare questo scarto linguistico e culturale, che si riflette nelle strategie traduttive; e al tempo stesso di gettare lo sguardo, attraverso la lente della traduzione letteraria, sulle poetiche di due grandi autori.

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