Kazus Ulickoj”, o La traduzione come iniziazione

Partendo dall’esperienza di traduzione (per i tipi de La Nave di Teseo) dei romanzi più recenti di L. Ulickaja, “classico vivente” della letteratura russa contemporanea, il nostro sarà un breve viaggio nella metodologia della traduzione, tra dimensione estetica, etica – semiotica – ed esistenziale.
La grande polifonia de Il sogno di Jakov (2018), “valzer di voci”, epopea storica, culturale e linguistica di più generazioni, intessuta di desideri e di illusioni (come suggerito dal nostro titolo – di cui si dirà); il tessuto etereo di Tra corpo e anima (2020), scrittura innocua solo all’apparenza, nel coraggio di sondare confini proibiti con una parola fragile come il silenzio; l’ingannevole trama di Era solo la peste (2022), invenzione di un genere in pagine intrise di un “quasi niente” spietato. Equilibrismi tra detto, non detto e ineffabile: dentro e fuori la vita, cioè la letteratura. Perché “la letteratura non è di idee ma è della persona,” come diceva Ulickaja in una lectio dal titolo “Čtenie kak podvig”, ovvero “la lettura come atto eroico”: risposta ideale a un magistrale saggio di Averintsev,“La paura come iniziazione”, dedicato alla poesia di Mandel’štam. Attingendo a priemy e strategie, lungo il confine che separa e unisce il lotmaniano “proprio” e il bachtiniano “altrui” (e viceversa), il traduttore, “rilettore” (Nabokov) per eccellenza, firma nella sua “riscrittura” (Lefevere) un atto estetico – è il nostro assunto – di chirurgia etica. Perché la traduzione, come dice Avtonomova, “è la dimostrazione che l’umanità, nonostante tutto, esiste ancora”. Si


Margherita De Michiel è Professore Associato di Lingua e Letteratura Russa presso il Dipartimento IUSLIT dell’Università degli Studi di Trieste. Si interessa a questioni di semiologia, linguistica, traduttologia, filosofia del linguaggio, semiotiche non verbali, principalmente in relazione alla cultura russa moderna e contemporanea. È autrice di traduzioni letterarie di poesia e di prosa (A. Blok, S. Esenin, M. Cvetaeva, I. Turgenev, V. Pavlova, E. Evtušenko, I. Kotova) e di numerosi articoli a carattere teoretico e metodologico, pubblicati in riviste sia italiane sia estere (in russo, francese, inglese, portoghese). Ha curato la pubblicazione di scritti inediti di Ju.M. Lotman, della scuola di Mosca-Tartu, di M.M. Bachtin e del suo Circolo, di G.G. Špet, di G.O. Vinokur. È membro del Comitato Scientifico delle riviste internazionali “Slavica Tergestina” (Rivista Europea di Studi Slavistici) e “Enthymema” (Rivista di Letterature Comparate); del Comitato editoriale di Временник Русского Формализма / Journal of Studies in Russian Formalism with Translation Notebooks. È responsabile del Progetto “Quadrato Culturale T.E.T.R.I.S.S. Testi e Traduzioni: Ricerche + Invenzioni di Sistemi Segnici” (ww.qctetriss.com). È vincitrice del “Premio Verste: percorsi di traduzione tra Russia e Italia” (2025).

L'incontro si tiene in aula 5C della sede di via Pispini alle 17.15
Introduce Giulia Marcucci.

Partendo dall’esperienza di traduzione (per i tipi de La Nave di Teseo) dei romanzi più recenti di L. Ulickaja, “classico vivente” della letteratura russa contemporanea, il nostro sarà un breve viaggio nella metodologia della traduzione, tra dimensione estetica, etica – semiotica – ed esistenziale.
La grande polifonia de Il sogno di Jakov (2018), “valzer di voci”, epopea storica, culturale e linguistica di più generazioni, intessuta di desideri e di illusioni (come suggerito dal nostro titolo – di cui si dirà); il tessuto etereo di Tra corpo e anima (2020), scrittura innocua solo all’apparenza, nel coraggio di sondare confini proibiti con una parola fragile come il silenzio; l’ingannevole trama di Era solo la peste (2022), invenzione di un genere in pagine intrise di un “quasi niente” spietato. Equilibrismi tra detto, non detto e ineffabile: dentro e fuori la vita, cioè la letteratura. Perché “la letteratura non è di idee ma è della persona,” come diceva Ulickaja in una lectio dal titolo “Čtenie kak podvig”, ovvero “la lettura come atto eroico”: risposta ideale a un magistrale saggio di Averintsev,“La paura come iniziazione”, dedicato alla poesia di Mandel’štam. Attingendo a priemy e strategie, lungo il confine che separa e unisce il lotmaniano “proprio” e il bachtiniano “altrui” (e viceversa), il traduttore, “rilettore” (Nabokov) per eccellenza, firma nella sua “riscrittura” (Lefevere) un atto estetico – è il nostro assunto – di chirurgia etica. Perché la traduzione, come dice Avtonomova, “è la dimostrazione che l’umanità, nonostante tutto, esiste ancora”. Si


Margherita De Michiel è Professore Associato di Lingua e Letteratura Russa presso il Dipartimento IUSLIT dell’Università degli Studi di Trieste. Si interessa a questioni di semiologia, linguistica, traduttologia, filosofia del linguaggio, semiotiche non verbali, principalmente in relazione alla cultura russa moderna e contemporanea. È autrice di traduzioni letterarie di poesia e di prosa (A. Blok, S. Esenin, M. Cvetaeva, I. Turgenev, V. Pavlova, E. Evtušenko, I. Kotova) e di numerosi articoli a carattere teoretico e metodologico, pubblicati in riviste sia italiane sia estere (in russo, francese, inglese, portoghese). Ha curato la pubblicazione di scritti inediti di Ju.M. Lotman, della scuola di Mosca-Tartu, di M.M. Bachtin e del suo Circolo, di G.G. Špet, di G.O. Vinokur. È membro del Comitato Scientifico delle riviste internazionali “Slavica Tergestina” (Rivista Europea di Studi Slavistici) e “Enthymema” (Rivista di Letterature Comparate); del Comitato editoriale di Временник Русского Формализма / Journal of Studies in Russian Formalism with Translation Notebooks. È responsabile del Progetto “Quadrato Culturale T.E.T.R.I.S.S. Testi e Traduzioni: Ricerche + Invenzioni di Sistemi Segnici” (ww.qctetriss.com). È vincitrice del “Premio Verste: percorsi di traduzione tra Russia e Italia” (2025).

L'incontro si tiene in aula 5C della sede di via Pispini alle 17.15
Introduce Giulia Marcucci.

Seminario di Margherita De Michiel
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